16 maggio 1992: Claudio e Nadia
Molta attesa, alla vigilia, per il matrimonio di Claudio e Nadia: del resto, avevamo vissuto pochi mesi prima la straordinaria esperienza di quello - stupendo - di Evio e Laura, in cui peraltro proprio Nadia era stata l’ideatrice del memorabile scherzo della torta; del resto, avevamo ascoltato per anni i progetti dei fidanzati, dai quali emergeva la volontà di divertirsi a tutti i costi, anche a costo di organizzare un matrimonio che andasse contro corrente; del resto, conoscevamo bene la simpatia e lo spirito di Claudio e Nadia, il che costituiva la miglior garanzia per una cerimonia tutta da vivere.
L’immediata vigilia non poteva che confermare l’ottimismo: il gruppo dei più intimi amici ideava e organizzava simpatiche iniziative; Nadia assicurava la presenza dei suoi colleghi della Piaggio, a suo dire addirittura più casinisti di Noi (chi legge sa benissimo chi siamo Noi).
Tutti pronti e gasati al punto giusto, insomma. Prima iniziativa, i manifesti col testo “Marisa non ti incazzare”, dedicati alla mamma di Claudio. La cerimonia nuziale si svolgeva in cima ad un colle, e i manifesti erano stati disseminati lungo le due strade che vi si recano, entrambe destinate ad essere percorse dai cortei nuziali: oltre venti chilometri di cartelli (e venti litri di sudore persi dagli indomiti attacchini), che destavano - durante l’affissione - la curiosità degli indigeni e degli automobilisti. Primo indizio funesto, Nadia sosteneva di non averli proprio visti. Pazienza, in fondo si suol dire che l’amore rende ciechi.
Grazie ad un’esplosione di senilità precoce subita da Claudio, che si scordava a casa le fedi nuziali, ci eravamo risparmiati l’attesa sul sagrato della chiesa in mezzo agli altri invitati (il “grazie” serve a fare un po’ di dietrologia, il che non guasta), in quanto incaricati di bloccare l’auto della sposa un centinaio di metri prima della chiesa stessa.
Dopo la cerimonia, la seconda iniziativa: sul sagrato della chiesa, all’uscita degli sposi, un bellissimo e lunghissimo striscione, molto carino e sostenuto da tutti gli amici più cari, ravvivato da una cornice di fumogeni colorati, di stelle filanti, di piccole castagnole esplosive e di cori di evviva. Secondo inizio funesto, veniamo cacati zero dagli sposi, che andavano a salutare i prozii e gli amici di famiglia e ci lasciavano lì nel mezzo come dei coglioni.
Non importa, via con la terza iniziativa. Visto che Claudio fa il dentista, eravamo muniti di denti finti e dentiere di ogni tipo: Dracula, Fratel Coniglietto e così via. Il tutto con lo scopo di dare un tocco di originalità alla foto con gli amici che sicuramente gli sposi avrebbero desiderato fare. Terzo indizio funesto, la foto veniva fatta, ma con Noi e gli sposi trovavano posto cani, porci et similia, il tutto per un totale di almeno sessanta persone e con il fotografo che, per farcele entrare tutte, era distante cento metri.
Quarta iniziativa, precedevamo tutti e ci recavamo al ristorante per sostituire i menu ufficiali con altri, molto bellini, all’uopo predisposti. Quarto indizio funesto, rischiavamo una querela per danneggiamento dell’estetica dei tavoli da parte del padrone del ristorante, che comunque ci cacciava fuori in malo modo.
Quinto indizio funesto, scoprivamo di essere stati collocati nel posto più sfigato della sala, oltretutto separati e con forti difficoltà di comunicare fra noi. Non importa, tanto si trattava solo di coinvolgere gli altri invitati, anche pensando alla importante presenza dei simpaticissimi colleghi della Piaggio. Nell’auspicare (ancora un po’ di dietrologia) il trasferimento della Piaggio in Iraq, verificavamo il livello medio dei convitati, che si avvicinava alla merda assoluta: gente distaccata, nessuna iniziativa, neanche un brindisi per gli sposi. Il massimo veniva raggiunto da un fighettino posizionato davanti al Doria, sicuramente amico del fidanzato di Heidi, il quale, nei rari momenti in cui Noi riuscivamo a svicolare dalla stretta marcatura calcistica cui eravamo sottoposti sin dall’inizio della cena, iniziava col definire il coro di Fanfulla come “cose che ha visto fare solo agli ubriaconi valdostani”; proseguiva turbato: “peccato, perchè la Nadia sembrava un tipo così tranquillo”; concludeva afferrando la sua ragazza e dicendo “andiamo via, mi sono rotto i coglioni abbastanza”. Ciao.
Sesta iniziativa, un elaborato cerimoniale finalizzato all’eterna unione degli sposi ... con un paio di manette dotazione P.S.. Trattandosi di ragazzi di spirito, sarebbe stato molto carino vederli per tutta la cena arrabattati nel tentativo di mangiare. Non poteva invece mancare il settimo indizio funesto: dopo due minuti la Nadia (con Claudio a traino) già cercava di impietosire i possibili depositari della chiave, e dopo cinque minuti già sfruttava la nota tattica di sandrino quando si incazza: ossia, minacciando di tornarsene a casa. Ovviamente, è difficile dedicare alla sposa lo stesso trattamento che viene normalmente riservato a sandrino.
La settima iniziativa, quella di bloccare l’uscita del parcheggio con delle catene ai cancelli, era stata elaborata al fine di incentivare la gente a restare, poiché sovente le bellissime e divertenti feste vengono turbate dalle persone che, più o meno loro malgrado, debbono andare via. Fortunatamente, nessuno ha messo le catene.