I REPUBBLICANI DI RANZA E CIUCIANO

EVIO

 

 

Con questo primo personaggio inizia nel nostro giornale una serie di articoli riguardanti più o meno tutti i componenti della nostra grande famiglia. Lo scopo di questi scritti è quello di estrinsecare il più possibile tutti i caratteri del personaggio in esame. Non dovrà stupirvi dunque il fatto di scoprire cose assolutamente impensate anche di voi stessi.

Il primo personaggio in esame è il nostro caro EVIO detto “FACCIONE” (cito dal “DE PUSTOLA” di EMPOLESE, ignoto del 1983 D.C.), nato il 1° marzo 1963 a Genova durante una delle più tremende carestie che colpirono la città ligure durante il nostro secolo, da una onesta e rispettata famiglia: padre inventore, madre avara e arcigna donna di casa. Crebbe affrontando presto le durezze della vita, vitto scarso, privazioni, educazione rigidissima, cavia per gli esperimenti paterni. Ma presto fu tolto dai piedi e mandato a studiare nel convento delle LUGUBRI SORELLE FIGLIE DI GESÙ E DELLA MADONNA, antichissime religiose dedite alla più assoluta astinenza. Fu questo, come vedremo, il momento decisivo per la crescita del ragazzo. Crebbe mangiando e studiando, studiando e mangiando . . . . . . . . cazzo quanto mangiava . . . . . . . senza vedere altro che le suore.

All’età di 12 anni ebbe finalmente qualche impatto con il mondo esterno, incontrando notevoli difficoltà di ambientamento, causa la passata educazione. Inoltre la sua lentezza mentale e fisica (a 12 anni pesava già ben 85 kg e portava il 46 di scarpe . . . . un vero mostro . . . .) gli procurarono molte amare delusioni; solo lo studio, portato avanti sempre nell’Istituto delle suddette suore, dette anche ROSSINE, lo vedeva eccellere: per il resto troppe e troppe delusioni per il piccolo anormale. Poi un giorno avvenne un qualcosa che lo avrebbe segnato per tutta la vita. Avendo terminato di leggere uno dei soliti libri da convento (Pensieri e parole del campanaro della Chiesa di San Luco di Assisi, anni 1131 D.C.) ed essendo stato colto, come sempre, dalla sua olimpica fame (detentore del record mondiale di ingurgitata ad ostacoli durante le olimpiadi di Gambassi del 1970) si recò verso la dispensa del convento ma, sentendo strani rumori, improvvisamente spalancò una porta e vide . . . . . . . . . . . . . vide tutte le 150 suore Rossine, madre badessa in testa, avvinghiate in una monumentale orgia saffica con tanto di cavalli, cani, cazzi di gomma, frustini, catene e, udite udite, un fantoccio del Martinelli in misura naturale con tanto di . . . . . . “PACCO” in bella mostra! ! ! ! !

Fu la fine: la sua ingenua e grassa mente non resse, lo stupore fu troppo per lui. Abbandonò il convento e per lui iniziò una vita ancora più difficile. La sua famiglia lo riaccolse (anche se con paura, visto che durante una crisi di fame addentò un piede, sporco, della scheletrica sorella) e il suo reinserimento nel mondo avvenne gradualmente: qualche amico, ancora studio e qualche goffo tentativo di approccio femminile, che veniva però subito stroncato dal terribile ricordo di quelle 150 fiche spalancate e voraci che tutto ingoiavano. Infine un giorno il padre e la madre, disperati per la continua fame dell’ormai diciottenne ragazzo (116 kg e 53 di scarpe), decisero di venderlo ad una Università affinché studiassero il suo incredibile PENE; no no, non per la grandezza, ma per la assolutamente inconcepibile miniaturizzazione (misurava infatti, al pieno del vigore, 1,73 cm. ! ! ! ! ! !). Fu salvato, ormai sull’orlo della vivisezione, da un medico pentito che pagò L. 90.000 (prestate da un altro) e lo portò nella Repubblica dove oramai, nonostante i suoi orribili difetti (pesa 143 kg e non porta neanche più le scarpe!), è benvoluto da tutti (si dice anche che riuscirà persino a laurearsi). Per la sua onestà e l’alto valore morale è alla fine arrivato alla vetta delle gerarchie repubblicane, fregiandosi così della gloriosa carica di “SAGGIO”.

Un ultimo particolare: la sua presenza è tenuta segreta poiché egli è attivamente ricercato dall’ONOREVOLE CICCIOLINA, la quale afferma di averne presi ovunque e di tutti i tipi, ma per farsi sverginare i pori del naso . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . ci vuole solo il “PISI” di Evio! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! !

 

 

                                                                                                                      Pippo

 

RUBRICA A CURA DI PIER GUIDO LANUCARA GENTILMENTE RIVEDUTA, CORRETTA E DATTILOSCRITTA DA MARIA GRAZIA.