I N C U B O

 

Il terrore del buio e l’umidità di quell’ambiente caldo la circondavano da ogni parte, causandole una sofferenza intensa, continuamente accentuata dal lento e continuo muoversi delle pareti, dalle quali trasudavano sostanze acri pronte ad aggredirla. A tratti, un vento nauseabondo la colpiva e l’attraversava, provocando in lei un’insopportabile sensazione d’angoscia. Sentiva di non avere una propria identità, una propria forma: provava disgusto per se stessa e per la propria condizione, per i cambiamenti terribili che aveva dovuto sopportare e che continuavano a susseguirsi.

A stento riusciva a richiamare alla mente il ricordo del suo passato, ma mille memorie e mille rimpianti si mescolavano: cos’era stata? un frutto, un seme, un capriolo……… chissà perché tutto si modificava così in fretta!

Chissà se avrebbe rivisto la luce, i colori, i profumi dei fiori al mattino… ormai tutto le sembrava così lontano e forse perduto per sempre.

Ma, intanto, la tortura continuava mentre nel buio e nell’umido maleodorante di quel corridoio, lentamente, era trascinata verso il basso.

Solo dopo ore e ore provò una prima sensazione piacevole, accorgendosi di possedere, anche se solo a tratti, una propria identità: si sentiva sempre più nuovamente compatta e stabile, lontana da quell’inferno liquido nel quale aveva sostato troppo a lungo.

Riprese corpo in lei la speranza di rivedere la luce, i profumi, anche se si rendeva conto di essere ormai impregnata di quell’odore sgradevole.

Senza attimo di pausa era sballottata avanti e indietro, senza riposo il terremoto attorno a lei la schiacciava contro le pareti, finché…… una spinta, un attimo, un tuffo nel vuoto, e…. la luce! e quanta! attorno a lei tutto era bianco, mentre cadeva assaporando l’aria fresca e pulita.

Cadde in uno stagno d’acqua limpida, felice di potersi lavare via quell’olezzo: l’acqua era profonda, ma si accorse di saper nuotare senza fatica. Cercò di osservare le sue nuove forme, così diverse da quelle che aveva prima di questa drammatica esperienza.

Ma la felicità di questo nuovo mondo, durò ben poco…. un rumore, una cascata sopra di lei la trascinava irrimediabilmente verso un gorgo, e, così, nuovamente giù, in un largo tunnel: oddio, ancora nel buio….. umido….. fetore….. noooooo!!

 

                                                                                                                      CLAUDIO