UN INVESTIMENTO AZZECCATO
Una Pasqua di ormai
tanti anni fa, tutti riuniti ancora una volta.
Pronti a divertirci
con quello che avevamo a disposizione ovvero la nostra fantasia, la voglia di
vivere e forse e ribadisco forse 10.000 lire in tasca.
Sera della vigilia
della festività, tutti presi dalla sacralità del momento.
Aria tiepida, in
paese molti turisti che viaggiano con il naso all’insù ad ammirare la nostra
città, ristoranti pieni, vetrine scintillanti. Insomma un classico fine
settimane pasquale.
La sera abbiamo
fissato di andare a cena dal “sudicio” a Certaldo.
Non mi dilungo sul
ristorante pizzeria “ La Cantina” in quanto come direbbe Fabio, e’ un altro
discorso.
Ora 19.30-20.00
ritrovo alla porta San Matteo e, una dozzina di macchine strapiene si mette in
moto per la patria del Boccaccio. Per risparmiare la benzina ( siamo sempre
stati avanti rispetto al mondo e già a quei tempi ci ponevamo il problema
dell’inquinamento da polveri sottili) ci stringiamo nelle vetture dei
più ricchi.
RICCHI?? Si fa per
dire. Molti di noi erano studenti e quindi paghetta settimanale e qualche
introito più o meno legale. E allora
VIAGGIO A
VELA !!!!
Questo modo di
interpretare il risparmio energetico era tipico di quei tempi. Tempi remoti
quando ancora il servosterzo e il servofreno non esistevano.
Ciò voleva dire che,
talvolta, le manovre di parcheggio erano peggio di una seduta in palestra oppure che avere l’ABS a quei tempi
poteva voler dire solo che si era stati contagiati da una malattia, allora,
praticamente sconosciuta., l’AIDS.
Queste gravi mancanze
permettevano però di poter affrontare la discesa verso Certaldo a
motore spento, cosa inverosimile ai giorni nostri in quanto non funzionerebbe
un beneamato cazzo e ci si schianterebbe alla prima curva.
Ma dico io, vi
ricordate la mini del Boss che per poter avere l’impianto elettrico funzionante
doveva viaggiare con la freccia destra sempre accesa? Quelle si che erano
macchine !!!!!
Comunque ritorniamo a
noi.
Strada di Certaldo, un lungo convoglio di macchine che, a motore
spento, stanno sfruttando la naturale pendenza della strada per risparmiare
benzina. Ad un certo punto la capofila mette la freccia a destra e fa cenno a
quella che la segue di fermarsi al bordo della strada imitata dalle altre.
Scendono gli occupanti
delle autovetture e non ricordo chi richiama l’attenzione di Sandrino.
“ Oh Sandro, ho fatto caso dallo specchietto
retrovisore che c’e’ qualcosa che non va nella tua guida. Le ruote anteriori
quando sterzi a sinistra fanno uno strano verso”
Il terrore si dipinge
sul volto dell’empolese che, fregandosene del
perchè ci eravamo tutti fermati, è rimasto
impassibile al suo posto di guida. Lui era uno dei pochi che lavorava e quindi
oltre all’obbligo morale di prendere la macchina e scorazzare gli altri era
anche l’unico che non spengeva il motore in discesa.
“
Mah” fa la fava “ e’ una settimana
che questa macchina non e’ più la stessa”.
Un nutrito gruppo di
futuri meccanici si affolla intorno alla macchina empolese. Alcuni
inginocchiati a far finta di guardare sotto la macchina , altri affollati
intorno alle ruote anteriori E un altro dietro, a svitare la targa di Sandrino e a riposizionarla al contrario.
Veloce summit e la
verifica porta all’individuazione del guasto.
“E’ IL GIUNTO DI
BASCULAMENTO !!!!”
Cazzo !!!! Il giunto di basculamento?
E Ora ????
“Oh Sandrino e’
pericoloso mettersi in moto con il giunto di basculamento
guasto? Potresti finire fuori strada alla prima curva! Meglio lasciare la
macchina parcheggiata qui e mandare domani il carro attrezzi.”
“ Ma
nemmeno morto” risponde sicuro la pustola. “ Non mi fido a lasciate la mia Fiat
Uno praticamente in mezzo ai campi. Preferisco arrivare a Certaldo
e poi si vedra’”
“Ma Sandrino cosi’ metti a rischio, oltre alla tua vita anche quella di
chi viaggia con te “ In quella occasione Io Guidone e Pippo
“ Mi
importa una sega di chi e’ in macchina con me, io la macchina la porto a Certaldo!!!”
L’egoistico
ragionamento ci lascia entusiasti e speranzosi in nuove risate durante il
viaggio.
“Ok, ti metti dietro la macchina di testa in
modo che se voli nella proda quelli dietro ti vedono e possono avvertire i
soccorsi o il carro funebre.”
Non che il buon
empolese fosse molto rassicurato da questo ragionamento ma come si dice “ o
mangi la minestra o salti dalla finestra” che in sangimignanese
si può anche tradurre come “ CAZZI TUA” .
Partenza , 100 metri
in prima e poi nuovamente fermi. Nuovo capannello intorno alla macchina di Sandrino.
“ Empoli, sei nella merda. Devi stare attento perche’ quando giri a sinistra il giunto di basculamento rotto non permette alle ruote una corretta
inclinazione. Devi quindi prima di muovere lo sterzo verso sinistra imprimere a
quest’ultimo un leggero colpettino a destra”
Ok, ci siamo. Ripartenza….
Due chilometri e
nuova sosta, altri premurosi consigli volti a migliorare l’assetto di guida
della poera fava.
Mi ricordo che Guido
era sul sedile accanto a sandrino e tutte le volte
che c’era una curva a sinistra obbligava la fava a rallentare, a mettere la
prima e a sterzare, preventivamente, a
destra. E siccome la manovra e’ praticamente impossibile ad ogni curva a
sinistra sandrino si chiappava un bel frontino carismatico.
Numerose soste,
numerosi consigli, numerosissime risate, conseguentemente tempo necessario per
arrivare a Certaldo circa 1 ora. Affamati ma felici entriamo al ristorante e
via con gli antipasti.
Durante la cena non
si riesce a capire come mai compare sul tavolo la targa posteriore della
macchina di sandrino, che qualcuno di noi aveva deciso di svitare definitivamente dalla sua
collocazione. Il bello e’ che ad un certo punto, passandogli la targa, viene
chiesto al vigile di Castello un parere sulle eventuali sanzioni a cui sarebbe
andato incontro il proprietario della macchina se fosse stato beccato senza la
targa posteriore
e Sandrino stentoreo
“
Gli si cava il lesso”
e con una risata
gutturale prende la SUA targa e la butta da una
parte attratto dalla pizza che era appena apparsa davanti ai suoi occhi.
La cena continua e ci
accorgiamo che sandrino punta!!! E quando l’empoli è a caccia di
femmina la faccenda è seria. Prima di tutto smette di mangiare a bocca aperta,
il suo sguardo non molla la scollatura della sventurata, le sue battute si
fanno ( se possibile) più cretine e stupide. Noi naturalmente facciamo di tutto
per assecondare le sue brame
“ Vai Sandrino, questa
stasera te la dà”
“ Beato te stasera tu trombi” e cosi
via
Fine cena, tasso
alcolico elevatissimo, sonno che inizia a farsi sentire
Piazza Boccaccio, Io
Guido e Pippo aspettiamo la fava per imbarcarci
alla volta di Sangi ma lui non arriva. Dopo
pochi minuti, cardi come fegatelli,
decidiamo di andargli nel culo e incamminarci alla volta del paesello.
Come ho detto il
tasso alcolico e’ altissimo e quindi non diamo troppo peso alle conseguenze
della nostra ardita decisione.
Lemmi lemmi ci incamminiamo per il boulevard certaldino
“ La steccaia” direzione CASA.
Vuoi la temperatura
non proprio primaverile, vuoi che camminando si smaltisce l’alcool in eccesso
poco dopo aver superato il bivio per Pancole (
proprio dove ora e’ il ristorante del Latini) iniziamo a porci alcuni
intelligenti quesiti
“ maremmaccia maiala, ma quella fava non e’
ancora passata? Ma che cazzo stà combinando?”
Ormai siamo in ballo
e conseguentemente continuiamo a ballare.
Siamo disposti in
fila indiana, Pippo e’ munito anche di un nodoso bastone che oltre a fargli da
appoggio nel percorso potrebbe tornare utile nel caso di un assalto da parte di
un branco di cinghiali inferociti.
Ed ecco che sotto il
cielo stellato si rinnova quel miracolo della vita che viene chiamato amicizia.
Camminiamo e nel
silenzio interrotto solo dal TUMP TUMP del tronco
anticinghiale battuto ritmicamente a terra dal buon Pippo iniziamo a parlare, a
scambiarci emozioni e dopo poco siamo con gli occhi umidi.
Ci sentiamo parte di
un insieme che travalica le nostre singole personalita’.
E’ come se il gruppo assumesse le caratteristiche di un organo vivente e
pensante e che noi ne facessimo parte . Un po’ come le cellule e l’intero
organismo. Senza le cellule l’organismo non esisterebbe e senza l’organismo le
cellule non potrebbero esprimere le loro potenzialita’.
Questo, forse e’
stato il segreto di quegli anni. Il gruppo era un entita’
a se stante che a seconda del momento cambiava le sue caratteristiche.
Talvolta era
litigioso e superficiale come Barbaccia,
oppure romantico come Evio, a volte disincantato come Pippo o Marco, talora razionale come Fabio oppure
passionale come Guido. Le nostre personalità
si mischiavano tra loro quando eravamo assieme e il risultato era un ulteriore personalita’ a se stante con le sue fragilita’
e i suoi punti di forza.
Mai in quegli anni ho
avuto la sensazione che ciascuno di noi tentasse, inconsapevolmente, di
prevaricare gli altri con i suoi desideri
o aspettative. Ed e’ strano che ciò accedesse in quanto ognuno di
noi, soprattutto a quell’ età, era
fermamente convinto di avere sempre ragione e di essere sempre nel giusto. Non
avevamo certo caratteri portati al compromesso o che fossero disposti a ricevere imposizioni esterne ma
quando eravamo assieme ognuno di noi si annullava come singolo e permetteva
all’insieme di prendere il sopravvento.
Chissà oggi i moderni
esegeti della psiche umana lo potrebbero
definire “ branco”, SIC !!!
Forse lo vedevo io
così e in realta’ era solo il frutto di quegli anni
spensierati, il risultato della nostra voglia di vivere del nostro ottimismo
verso il futuro. Quando poi, gli accadimenti della vita ci hanno reso meno
spensierati e soprattutto meno ottimisti ecco che il gruppo è venuto meno ed e’ stato sostituito da un piu’ normale intreccio di rapporti interpersonali, di
percorsi individuali che si sono intrecciati ( talvolta anche scontrati) tra
loro in questi anni. Ma la magia ogni
tanto si ricrea e allora per quanto mi riguarda le campane suonano a festa.
Forse e’ solo un modo
che ho per rivivere momenti
indimenticabili della mia vita, di sentire ancora in bocca il sapore dei 20
anni ma non credo che sia solo questo. Anzi penso che questo sia solo una
minima parte della felicità che provo quando, assieme a voi, riesco a sentirmi
gli occhi umidi come quella sera.
Ovvia, mentre sparavo
queste cazzate io Pippo e Guido stiamo ancora arrancando per la salita verso Sangi.
“ Ma quella fava quando passa??”
TUMP !! TUMP !!
“ speriamo presto, almeno ci monta in macchina
e ci porta in piazza”
TUMP !! TUMP !!
“ Cazzarola che
freddo, e un si vede una beneamata sega stanotte”
TUMP!! TUMP !!
I passi si susseguono
inesorabili, e con i passi si susseguono i metri e così quando siamo vicino al
ponte da dove inizia la salita che mena a Sangi
vediamo in lontananza delle luci provenienti da fari di macchina.
“ eccolo e’ lui”
“ Vai ora si monta in macchina e si smonta dai
cazzotti”
“ sandrino….. sandRINO …. SANDRINOOOOOO SANDRINOOOOOO!!!”
VRUUM
e Sandrino tira a diritto.
La fava era
amabilmente a chiacchera con la ragazza che stava
tassellando e incurante delle tre fave al bordo della strada scala la marcia e
tira a diritto iniziando la ripida salita.
Il silenzio si
taglia a fette. Fette grossolane non come quelle fini fini che ci facevamo preparare per i salumi dell’ultimo
dell’anno.
Le nostre facce
esprimono sconcerto, incazzatura nera ma soprattutto preoccupazione. Ci
attendono almeno 7 chilometri di salita da percorrere al freddo e al buio. E
allora ??
TUMP !! TUMP !! TUMP !!
“MAREMMA MAIALA QUANDO LO CHIAPPO LO TRONCO”
TUMP !! TUMP !! TUMP !!
“DOMANI LO MASSACRO”
TUMP !! TUMP !! TUMP
!!
Dopo 1 ora circa
siamo all’ennesimo bivio per Pancole ( quello per
capirsi situato vicino all’ingresso della tenuta San paolo) quando sentiamo,
ancora flebile, il rumore di un motore che arranca per le curve. Pippo decide
che questa macchina deve essere fermata a tutti i costi e si mette in mezzo
alla strada con il nodoso bastone in mano.
Da dietro l’ultima
curva si vede una luce che illumina la campagna , il rumore del motore si fa
più forte. … ed eccola la nostra speranza, la nostra salvezza che inchioda per
non mettere sotto Pippo.
A bordo due ragazzi
di sangi che riconosciutici ci domandano cosa cazzo
ci facciamo a quell’ora in mezzo alla carrettiera certaldese.
Pippo se ne esce con
una delle sue
“ s’era andati a tartufi, ma s’è perso il cane
e allora ci siamo messi a cercarlo”
I due , probabilmente
intimoriti dalla nostra stazza e dalle facce incazzate decidono di far finta di
credere alla spiegazione e ci fanno montare a bordo. Veloce sgommata e dopo
poco siamo in piazza della cisterna.
Troviamo gli altri
preoccupatissimi per la nostra sorte.
Ed esprimono la loro
immensa ansia chiaccherando amabilmente tra loro sulle scalette del pozzo
e bevendo chi una birra chi un bicchiere di vernaccia. Stranissimo modo di
esprimere preoccupazione non c’è che dire.
Noi, ancora più
incazzati dal fatto che della nostra assenza non era importata una bella sega a
nessuno ci avviciniamo al gruppo e con un flebile sussurro che rintrona tra le
secolari mura scuotendo i vetri delle finestre prospicenti la piazza
“ DOVE CAZZO E’ QUELL’ IMBECILLE DI SANDRINO ?????”
( e imbecille và
inteso quale rafforzativo del concetto di sandrino)
L’urlo raggela gli
astanti, probabilmente sveglia anche qualche turista placidamente addormentato
nelle stanze del Leon Bianco.
“ E’ andato a
casa ora ora “
ORA ??? ORA ???
E allora via; veloci
come fulmini giù per San Giovanni. Imbocchiamo furenti di rabbia il chiasso che
porta in Berignano e chiappiamo la fava che e’ appena
sceso dalla macchina che ha parcheggiato sotto le finestre della casa di sua
zia.
“ Brutto stronzo, fava brillata ma non ti sei
accorto che noi eravamo a piedi ??”
E lui
“ eh
pensavo che vu’ fossi montati in macchina di qualcun altro”
“ te non devi pensare. Quando pensi combini
solo casino. “
Le urla richiamano
l’attenzione della zia dell’immondo essere che si affaccia alla finestra per
vedere chi, alle 3 di notte , sta festeggiamo la resurrezione di nostro signore
con una litania di bestemmie ed improperi.
Guidone si accorge
dell’ardita operazione e , rivolto alla finestrella amabile proferisce tale
frase.
“ e te che cazzo voi! Chiudi le persiane!! Vai a letto e fatti i cazzi tua !!!”
La zia di Sandrino, accortasi che suo nipote e’ circondato da tre
energumeni che lo stanno strattonando e insultando decide di fare ciò che
qualsiasi zia al mondo avrebbe fatto al posto suo.
Imbraccia un fucile e
ci minaccia? Inizia a gridare me lo ammazzano me lo amazzano?
Chiama di corsa i carabinieri ?
NOOOOO ! chiude le
persiane e va a letto.
Come direbbe un mio
amico del pronto soccorso
LA GENETICA NON E’
ACQUA
Le proteste pacate e
civili rivolte all’ameba fibbianese sortono il loro
effetto
“
scusatemi ragazzi, ma non vi avevo davvero visto. Mi spiace”
MI SPIACE
Quante volte queste
due parole hanno calmato i nostri bollenti spiriti, quante volte e’ bastato
sentirsi dire solo “mi spiace” per perdonare di tutto cuore colui o colei che
ci avevano fatto un torto.
Siamo persone
civili e concrete e come tali
consideriamo il pentimento sincero solo quando è seguito da qualcosa di
tangibile che dimostri che “ mi spiace” non sono solo vuote parole.
“ Vabbe’ Sandrino. Pace. Ora però ci porti in piazza e ci paghi da
bere”
Capisco che potrebbe
passare per una sorta di ricatto ma CAZZAROLA c’eravamo sciroppati come minimo
8 chilometri tra piana e erta salita con il rischio di essere investiti, uccisi
da uno dei tanti pirati del sabato sera ( oddio a quei tempi si chiamavano solo
briachi), di essere imbarcati da malintenzionatE che avrebbero potuto abusare di noi ( SIC non
e’ mai successo) o addirittura di essere attaccati da un branco di cinghiali
inferociti.
Ed eccoci in piazza
della Cisterna, bicchiere di vernaccia in mano a brindare con i nostri amici
dimentichi di tutto quello che e’ successo.
O meglio, gli altri
erano dimentichi io invece continuavo a rimuginare sulla favata
commessa dall’empoli.
Mi ricordo che ero a
sedere sul bordo della cisterna e con un bicchiere in mano stavo guardando sandrino che era appena rientrato nella sua Uno bianca
parcheggiata proprio sotto il cartellone pubblicitario dei film in
programmazione da Tono.
Caso vuole che la mia
mano destra scivola nella tasca del pastrano che avevo addosso ( vi ricordo che
faceva freddo) e tra le mi dita scivola una moneta.
Quando ripenso a
quell’attimo credo proprio che il fato abbia avuto la sua parte.
Mi ricorda il passo
del libro lo Hobbit ( scritto da Tolkien, quello per
capirsi che ha creato quel capolavoro del signore degli anelli) quelle righe che descrivono di come
Bilbo trova l’anello nelle caverne di Moria.
Il fato volle che
tutto ciò avvenisse, il mio libero arbitrio si manifesto’
solo nella decisione di tirare addosso a Sandrino quella moneta che si dimostrò
essere una bella 100 lire.
Lancio la monetina, e
nel farlo mi rendo conto che sto facendo una cazzata. All’ultimo momento inverto sia la forza sia
la direzione del lancio. Ne viene fuori una debole traiettoria a colombella ( a
palombella per i non toscani).
La moneta e’ lassù,
nel terso aere sangimigananese,
ormai invisibile ai miei occhi e indirizzata verso la storia.
Sandrino, che era già entrato in macchina, decide
di scendere e non appena sceso chiude la portiera .
SPOFF !!!
il vetro posteriore
della Uno diventa completamente bianco e, polverizzato, cade ai piedi di sandrino che inebetito guarda alternativamente lo sportello
che aveva appena chiuso e l’alloggiamento del vetro che ormai vuoto rimanda una
nitida immagine del sedile posteriore pieno zeppo di pezzettini di cristallo
temprato.
Non capisce, non
comprende come mai la chiusura dello sportello abbia potuto causare tutto ciò.
Il silenzio
assordante continua per qualche secondo.
Gli altri a tentare
di capire cosa fosse successo, io che invece avevo capito benissimo a
bestemmiare come un turco per il danno che avrei dovuto ripagare.
Nella piazza deserta
,tranne noi, la scena e’
Uno bianca con
finestrino posteriore polverizzato
Sandrino con la mandibola completamente rilasciata
che guarda a bocca aperta l’ex cristallo
Tanti micro pezzettini di cristallo temprato che
guardano sandrino con la bocca aperta
Gli altri che si
guardano fra loro stuptii
Io che inizio a
ridere come un forsennato in quanto danno o non danno sapevo che ero entrato
nella storia con quell’ardito lancio.
NO RAGAZZI LE PIETRE NO !!!
Dice il buon Guidone.
“ No Guido, non e’ stata una pietra. Sono stato
io . Ho tirato 100 lire e guarda che casino ho combinato”
Il silenzio cade
ancora fragoroso. Tutti mi guardano per capire se scherzo o meno ed io sempre
ridendo continua o dire
“ sono stato io, Porca M. ho tirato solo 100 lire.
Dio B. e guarda che casino ho rizzato!
La mia risata
contagia tutti gli altri, tranne sandrino
naturalmente, e dopo pochi secondi siamo tutti a ridere a crepapelle.
Io mi ricordo
chiaramente che mentre ridevo stavo provando a scendere gli scalini del pozzo
ma inciampando arrivo a pelle d’orso sul selciato medievale. Gli altri,anche
loro piegati in due dal ridere non riescono nemmeno a trattenere in mano i
bicchieri da cui bevevano.
Ho tutto in testa
come in una fotografia.
Io, con la gota
destra sul selciato che con le lacrime agli occhi guardo passare un rigagnolo
di birra e vernaccia sversati dai bicchieri dei miei
amici, immerso in un coro di risate, colpi di tosse, guaiti di divertimento, ululati
di piacere.
Non ricordo quanto
tempo siamo stati a ridere sguaiatamente ma di sicuro qualche minuto.
E sandrino?
Il poveretto gridava
e saltellava; saltellava e gridava
“
ora me la ripagate”.
” Oh
come faccio a raccontarla alla mi’ mamma”
Una scena storica,
una di quelle volte in cui una persona potrà dire IO C’ERO !!!
Piano piano ci riprendiamo e iniziamo ad analizzare il da farsi.
Inutile piangere sul
latte versato, recita un famoso proverbio ma io piangevo sui soldi che avrei
dovuto versare a risarcimento del danno e che non avevo assolutamente a mia
disposizione.
Di raccontarlo a casa
non se ne parla nemmeno, anche perché figuratevi se i miei avrebbero mai
creduto che avevo polverizzato un cristallo con 100 lire.
Vedendomi pensoso si
avvicina Pippo.
“ Ah Luca, ma li sordi ce l’hai”
“ Sie’ c’ho i soldi,
figurati con stasera ho speso tutta la mia paghetta mensile”
“ E mò?”
“ e mò stò par di coglioni, sono nella merda”
Il buon Pippo allora
lavorava ( non ricordo in che ramo aziendale, di sicuro non come tour operator) e quindi era nella disponibilita’
di contanti.
“ A Luca , se te serve un prestito dimmelo
“
Pippo si trasformò da
normale essere umano in un DIO !!! bello biondo alto e, ai miei occhi, apparve
come un Cristo salvatore.
“ Pippesio saresti la
mia salvezza, certo tutti insieme non te li posso ridare ma giuro che li
riavrai”
Ok questione
risarcimento risolta, ora rimane soltanto da istruire sandrino
su cosa raccontare a casa.
“ Allora sandro,
domani a casa non raccontare quello che e’ successo. Racconta che hanno provato
a rubarti l’auto radio e che ti hanno sfondato il finestrino. Mi raccomando
altrimenti la tu’ mamma viene a casa mia
e racconta tutto a i mi’babbo. E siccome nessuno credera’
alla storia della monetina i mi’ babbo si incazza e mi fa un culo come una
capanna”
“ Oh
ragazzi, e come fo a raccontare alla mi’ mamma che hanno provato a rubarmi
l’autoradio”
“ MA PORCA M. E’ ALLORA SARA’ PIU’ CREDIBILE
CHE TI HANNO SFONDATO UN VETRO CON 100 LIRE ???”
Non che sandrino
paresse particolarmente convinto di dover raccontare la balla ma mi promise che
la versione del furto sarebbe stata quella ufficiale.
Ok andiamo a letto.
La mattina dopo , ore
12 in piazza del Duomo; uscita della messa delle 11 a cui si era recato anche
la fava empolese.
Eccolo, vestito a
festa spuntare da una delle due porte della Collegiata, scende placidamente gli
scalini e vedendoci seduti al bar a
sorbirci l’aperitivo viene al tavolo.
“ Allora sandro, che
hai raccontato a casa’”
“ Oh
ragazzi, ieri sera sono tornato a casa e la mi’mamma l’era sveglia”
Haia, penso io iniziamo male
“ e
m’ha chiesto come mai ero tornato tardi”
E Te cosa hai risposto
“ e
gli ho detto che mi s’era rotto un vetro della macchina”
“ E come s’è rotto questo vetro?” faccio io
trepidante
“ Oh
ragazzi ho raccontato la verita’ , oh come facevo a
raccontare che avevano provato a rubarmi l’autoradio . Non mi avrebbe mai
creduto “
A questo punto mi
incazzo e alzatomi in piedi urlo
“ MA ALLORA NON CAPISCI UN CAZZO, MA MI SPIEGHI COME MAI SECONDO TE LA TU’ MAMMA DOVREBBE
CREDERE ALLA VERSIONE DELLE 100 LIRE E NON CHE TI HANNO PROVATO A RUBARE
L’AUTORADIO?”
Non facevo i conti
con la legge che ho enunciato poc’anzi
LA GENETICA NON E’
ACQUA !!!! e quindi se Sandrino era una fava brillata voleva dire che qualcuno in
famiglia lo era già stato.
Ma fu la frase
pronunciata subito dopo dall’orrida voce empolese che entro’
nella storia delle cazzate iperboliche
“ ma
gli ho detto che mi hai tirato 500 lire, e non 100 perche’ altrimenti poteva pensare
che stavo raccontando una bugia!!”
Gli altri, dopo un
momento di smarrimento scoppiano in una fragorosa risata. Io, che invece ,ero
incazzato come una bestia e preoccupato altrettanto, mi lancio verso sandrino urlando
“ E ALLORA POTEVI DIRGLI CHE TI AVEVO TIRATO
10.000 LIRE ALMENO POTEVA CREDERE CHE TI AVEVO ANCHE APPIATTITO IL COFANO O
SPIANATO IL TETTUCCIO!!!!!!”
“ VIENI QUA, BRUTTA FAVA, VIENI QUA’ CHE TI
SFORMO”
E, non badando che la
piazza era gremita di folla. Turisti in gita pasquale ma soprattutto una buona
fetta di popolazione sangimignanese in attesa del
pranzo festivo mi lancio verso la fava e inizio ad inseguirlo prendendolo a
pedate.
E tutte le volte che
il mio piede trovata il corpo di sandrino
“ ACCIDENTA A TE E A QUELLA CAZZO DI MACCHINA !! SE TI CHIAPPO TI TRONCO!!!!!”
Meno male che la
presenza di tutta quella gente che ci stava guardando preoccupata e soprattutto
la presenza di Evio e Guido che riuscirono ad agguantarmi fece si che non dessi
seguito alle minacce.
E vi giuro che se lo
chiappavo lo sformavo davvero.
Al momento mi trovo
in queste condizioni.
Debitore di non so
ancora quante migliaia di lire al buon Pippo ( 80.000 lire si seppe in seguito)
Incazzato come una
bestia con sandrino
Preoccupato che
in mezzo alla folla ci fosse stato anche
mio padre
Insomma una bella
Pasqua di merda ma soprattutto un investimento azzeccato. Credo che nemmeno chi
ha investito in bond argentini o nelle azioni Parmalat e’ riuscito ad avere
perdite dell’ 8000 %.
Una precisazione
Credo, che in tutto ho
restituito a Pippo circa 20-25.000 e gli altri soldi?
Mi sono rimasti come
un incubo per anni e anni. Tutte le volte che ci pensavo mi sentivo una merda.
Pippo, e questo
dimostra la grande persona che e’, non mi ha mai ricordato il debito e non mi
ha mai messo un ultimatum per riavere il capitale. E tutto cio’
nonostante abbia passato anni in cui quei soldi gli avrebbero fatto comodo,
molto comodo.
Mi sono potuto
sdebitare solo dopo molti anni in una mattina di agosto ad Ermesinde
quando, alle 5 di mattina mi sento svegliare da questa frase
“ Ah Luca , viè un po’ a vede”
Ma questa, come
direbbe il buon Fabio, e’ un’altra storia …..