Una magica notte in piazza del Duomo
Era il periodo in cui infuriava in Italia una strana malattia. Tutti gli adolescenti e, purtroppo, anche coloro che l’adolescenza l’avevano passata da alcuni anni si recavano piu’ volte al cinema a vedere uno dei maggiori fattori di rischio per la malattia diabetica che mai fosse stato creato dall’uomo. Mi riferisco al film “ il tempo delle mele”. Mi ricordo che il cinema Principe a Firenze stava aperto anche la mattina per permettere ai forcaioli di vedere e rivedere quel concentrato di melenso romanticismo .
Orbene era passato da pochi giorni il Natale ed eravamo tutti presenti in Sangi presi nei preparativi della festa dell’ultimo dell’anno. Momenti magici che vi giuro mi mancano tremendamente. I giorni passavano veloci e pieni di ragionamenti sul come attrarre la maggior quantita’ di donne possibili.
Ma a posteriori vi siete chiesti come mai eravamo cosi’ allettati dal maggior numero di donne presenti? Come se poi qualcuno di noi fosse interessato a loro durante la festa. Ci siamo sempre sacrificati per gli amici, ma questa e’ un’altra storia direbbe Fabio.
Orbene dicevo eravamo tutti presenti in campo e l’attivita’ di preparazione era a pieno regime. Riunioni plenarie da Fiorenzo davanti a un mazzo di carte, sulle scalette del Duomo, sotto le logge in caso di pioggia, a casa di Guido, insomma era tutta una riunione.
Quell’anno pero’ c’era qualcosa di speciale uno di noi, e precisamente il Nasone era innamorato di una donna che naturalmente non lo sapeva nemmeno di essere l’oscuro oggetto del desiderio del genovese. Quando Evio si innamorava erano cazzi per tutti, scendeva un velo di mesta rassegnazione nel gruppo che si attrezzava non solo per fare a meno dei suggerimenti dell’immenso campione genoano ma si doveva preoccupare delle conseguenze apocalittiche che sarebbero sicuramente intervenute al momento in cui Evio si sarebbe accorto di non essere corrisposto.
Gli innamoramenti di Evio, devo riconoscere, sono stati quanto di piu’ simile all’amore platonico abbia mai visto in vita mia. Credo che solo io in momenti storici ben precisi ci sono andato vicino senza mai raggiungere pero’ le vette di assoluta imbecillita’ del nasone.
Comunque dicevo le giornate correvano frenetiche tra inviti, disdette, nuovi calcoli al fine di graduare il cibo e farci avanzare soldi e scorte per fornire a casa Bagnai la ragione di invitarci per la tombolata della befana.
A notte tarda ci racavamo a Certaldo a continuare le nostre discussioni dal Sudicio e fu’ proprio al ritorno da una di queste riunioni che successe l’oggetto di questo racconto.
Credo che fosse la notte tra il 30 e il 31, nottatta tipicamente sangimignanese. Nessuno a giro, luci semispente in quanto il lumaio Bravo Benny aveva deciso per quell’anno di risparmiare, nebbiolina umidiccia oppure umido nebbioso, come preferite voi, quell’odore tipico di Sangi un misto di legno bruciato e riscaldamento a gasolio a palla, un freddo notevole e soprattutto noi e l’albero di natale del proposto. Non mi dilungo sul rapporto che abbiamo avuto con questo addobbo natalizio in quanto sara’ sicuramente oggetto di un altro racconto. In mezzo alla piazza era presente la Ritmo azzurra del genitore Eveo pronta per essere caricata di quanto avremmo preso in prestito con diritto di riscatto in 99 anni, dall’albero ecclesiale.
Tutto era silenzio, non parlavamo e comunicavamo telepaticamente, ci muovevamo con passi felpati, respiravamo piano e soprattutto bestemmiavamo sottovoce. Tutte queste accortezze erano dettate dal fatto che gia’ un anno eravamo stati scoperti dalla guardia giurata di ronda.
Guardavamo con occhi bramosi, spalle alla piazza, gli addobbi che qualche minuto dopo sarebbero stati strappati dai rami della conifera papalina quando……..
Quando il silenzio fu rotto dal tema del film “ il tempo delle mele” lanciato a palla nella notte sangimignanese. Inorriditi ci giriamo repentinamente verso il centro della piazza e dall’alto degli scalini la scena che si offri’ ai nostri occhi e’ ancora impressa nella mia mente.
La ritmo blu nel mezzo della secolare piazza con il muso rivolto verso il comune, i finestrini anteriori abbassati, lo sportello lato guida aperto a da questo si vedeva spuntare le gambe di Evio che comodamente disteso sui seggiolini anteriori aveva messo al massimo il volume del mangianastri con l’odiata canzone gridata al buio.
Ci precipitammo giu’ lungo la scalinata e quando arrivammo davanti alla macchina la scena divenne ancor piu’ pietosa se possibile. Si perché l’ignobile non solo era disteso comodamente a bearsi dell’immonda melodia ma aveva anche le lacrime agli occhi, e si lamentava chiamando il nome dell’amata “ Ada, Ada” sussurravano le sue labbra.
MAVAFFANCULO te, la ritmo, il tempo delle mele e soprattutto Beatrice che non te la voleva dare. Qualcuno, non ricordo chi si getto’ a spegnere la radio, mentre gli altri schifati dalla scena non osavano nemmeno ridere. Ormai l’incanto era finito, nessuno di noi si sogno’ di toccare l’albero per quell’anno, la festa sarebbe stata piu’ misera senza gli addobbi clericali. Pazienza, riaccendemmo il manigianastri a palla lasciando Evio nella sua misera condizione. Ci recammo sugli scalini e rendemmo grazia al dio Scaletta con l’immancabile pisciata e ci dirigemmo alle proprie dimore . Lasciammo Piazza del duomo con ancora negli orecchi l’odiato motivo che veniva replicato in continuo e negli occhi la ritmo azzurra ancora con i finestrini aperti, la portiera aperta e le gambe di Evio ancora penzoloni…..
Buonanotte amici miei.